La seduzione dello spazio | Intervista a Luca Capuano
Quattro chiacchiere con Luca Capuano, tra i maggiori fotografi di architettura in Italia e docente del Master in fotografia di architettura e interni in programma dal 21 febbraio a Spazio Labo’. In un assolato pomeriggio invernale abbiamo pacificamente invaso il suo studio e trascorso qualche ora a parlare di designer e architetti, riviste, restauri, architettura residenziale in Svizzera e musei in Italia, e di come sopravvivere nella giungla delle committenze pubbliche e private. A voi.
Una domanda che ti avranno fatto in molti: cosa fa un fotografo di architettura?
Il fotografo di architettura, prima di tutto, deve conoscere i codici dell’ambiente in cui lavora. L’editoria specializzata ha un codice, la committenza privata ne ha un altro, la committenza pubblica un altro ancora. E poi ci sono gli architetti, che si rivolgono a te per mostrare il proprio lavoro a chi non può vederlo fisicamente. L’occhio del fotografo di architettura organizza le forme seguendo questi codici, li interpreta, li riproduce, li segue e in alcuni casi crea un codice personale, unico.
Può quindi accadere che una rivista ti commissioni un lavoro perché sa che seguirai una linea stabilita editorialmente, e allo stesso un committente privato può sceglierti perché apprezza il tuo stile personale, come è accaduto con me per le pubblicazioni “Sorry we are open!” di Pinko.
Sorry we are open | the PINKO store experience, Logos edizioni. ©Luca Capuano
Baumschlager Eberle, Architektbur Ruggachern, Zurigo, Svizzera. ©Luca Capuano
Il fotografo in questo ambito ha libertà, ma deve saperla calibrare, come per esempio in questo scatto agli edifici di Baumschlager-Eberle a Zurigo.
Cosa fai prima dello scatto?
Mi pongo sempre in rapporto dialettico con lo spazio, lo interpreto e in alcuni casi lo modifico. Due sono gli aspetti chiave che prendo subito in considerazione: lo styling e le luci, l’illuminotecnica. Lo styling è come gli oggetti sono organizzati in scena, una parte di cui mi occupo sempre in prima persona e che caratterizza fortemente il mio lavoro. Lo stesso avviene per la luce, soprattutto in interno: spesso decido io se cambiarla, come e in che modo farla interagire con l’ambiente. In altri casi, l’illuminazione è stabilita dal committente (come nei musei, per esempio) e sta a me trovare soluzioni per renderla “fotografabile”.
Come cambiano il mondo e lo stile della fotografia di architettura e interni?
Cambiano lentamente, senza dubbio meno velocemente di altri ambiti. Basta confrontare le riviste di settore di 20 anni fa con quelle di oggi, le differenze ci sono ma non sono enormi; credo che il motivo stia nel fatto che chi fotografa in questo campo deve sempre ricordarsi di fare un passo indietro, di mostrare sì la propria interpretazione ma senza che questa sovrasti il soggetto fotografato. L’aspetto di documentazione resta comunque al centro del proprio lavoro.
Leone Pancaldi, GAM, Bologna. ©Luca Capuano
Carlo Scarpa, Museo di Castelvecchio, Verona.
© Luca Capuano
Alla luce di quanti ci siamo detti, c’è un bel po’ di carne al fuoco. Come hai intenzione di strutturare il Master?
Grande importanza verrà data ai codici, e verranno prese in considerazione quattro situazioni “tipo”:
– fotografia contemporanea, per esempio un appartamento
– fotografia in esterno, con un esempio di architettura storica e un esempio di architettura contemporanea
– fotografia in interno, con particolare attenzione all’illuminotecnica
– fotografia museale, situazione in cui, per esempio, molto spesso le luci non sono modificabili.
Per ogni situazione analizzeremo i case history più significativi, proprio per stimolare l’elaborazione e l’apprendimento dei codici utilizzati. A questo si unirà l’aspetto pratico legato allo scatto, e quindi l’utilizzo del banco ottico, lo styling e l’illuminotecnica, ovvero la risoluzione delle questioni legate alla luce e al linguaggio che si vuole utilizzare. Infine, l’editing e la creazione di un portfolio. Per esempio, le quattro situazioni di cui sopra possono già essere l’abbozzo del portfolio di un professionista della fotografia di architettura e interni.
Cosa aspettarsi dunque da questo Master?
La mia intenzione è quella di fornire gli strumenti per professionalizzarsi in questo ambito, e creare un linguaggio personale. Questo può essere utile al fotografo di architettura, ma anche a chi intende specializzarsi nell’editoria, nella fotografia storica, nella ricerca artistica e culturale, nella fotografia fieristica o industriale, nella fotografia di interni, o nell’ambito dei beni culturali.
Per esempio, in questo caso la committenza pubblica (musei, soprintendenze) ha codici ben definiti che è bene conoscere.Può essere richiesto un approccio scientifico (come i miei scatti alla GAM di Bologna), oppure un approccio più interpretativo e autoriale, come le immagini che ho realizzato al Museo di Castelvecchio restaurato da Carlo Scarpa. Altro esempio è la pubblicazione UNESCO (Il paesaggio descritto), realizzata con i miei scatti. Lo ribadisco, anche a costo di ripetermi: tutto parte dalla conoscenza dei codici, è questo l’insegnamento più importante e prezioso che mi sento di dare.
Il paesaggio descritto, Siti italiani del Patrimonio UNESCO,
Logos edizioni. © Luca Capuano
Il Master con Luca Capuano si terrà dal 21 febbraio al 20 giugno 2017 presso Spazio Labo’, per un totale di 84 ore totali (42 ore di ripresa in esterni e interni, 42 ore di lezione in aula).
Qui info e costi.
Luca Capuano è fotografo professionista, specializzato nella fotografia di architettura e interior design, e operatore nel campo dell’arte.
Ha realizzato numerosi progetti di documentazione e di analisi interpretativa dell’architettura storica e contemporanea per case editrici, riviste di settore, musei, fondazioni, enti pubblici, aziende private e studi di architettura e design. Le sue immagini sono pubblicate sulle maggiori riviste nazionali e internazionali —Wall Paper, Ottagono, Interni, Domus, Casabella, The Plan, Vogue Italia, Interni, Panorama. Si è confrontato con le opere dei più grandi architetti italiani ed internazionali — Carlo Scarpa, Renzo Piano, Antonio Citterio, Massimiliano Fuksas, Massimo Iosa Ghini, Michele De Lucchi, Steven Holl, Richard Meier, Zaha Hadid, Baumschlager Eberle, A Plus Arkitekter, WSP Arkitektur, Santiago Calatrava, Månsson Dahlbäck, Untertrifaller Architekten, Martin Spühler, Baumschlager Eberle, tra gli altri — e con le opere dei maestri del design —Vico Magistretti, Bruno Munari, Sebastian Matta, Joe Colombo, Gio Ponti, Achille Castiglioni, Ron Arad, Droog Design.
Le sue ricerche sullo spazio lo hanno portato a confrontarsi con una committenza non solo legata al mondo del design contemporaneo —Artemide, Flos, Frau, Lago, Ferrari, B&B Italia, 3M, Alitalia, Apple, Oikos — ma anche al settore pubblicitario — Ducati, Pinko, Puma, Redwall, La Perla, Sissirossi, — e industriale —Dainese, Piquadro, Valentino, The Italian Sea Group, Italo, Belfe, Sacmi Elettrolux, Sherwin Williams, Gruppo Beste, Fasciani.
Ha partecipato a vari progetti espositivi ed editoriali commissionati da enti pubblici, fondazioni private, musei e università —Unesco, Ministero dei Beni Artistici e Culturali, Ministero degli Affari Esteri, Regione Emilia Romagna, Fondazione Musei Senesi, Regione Toscana, Regione Lazio, ISIA di Urbino, Istituto Italiano di Cultura in Cile a Santiago, Istituto Italiano di Cultura in Brasile a San Paolo e Rio de Janeiro, Istituto Italiano di Cultura in Argentina a Buenos Aires, Istituto Italiano di Cultura in Messico a Città del Messico, Istituto Italiano di Cultura in Thailandia, Istituto Italiano di Cultura a Singapore, Ambasciata di Bangkok, Manila, Hanoi, Casa Italiana Zerilli-Merimò a New York.
- Posted by Laura De Marco
- On 24 Gennaio 2017
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