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Spazio Labo’ – Centro di fotografia | Strada Maggiore 29 | Bologna
Larry Fink: Now! è il titolo del progetto che Spazio Labo’, in collaborazione con l’Artiere e con media partner Grafiche dell’Artiere e Fina Estampa, ha deciso di produrre, curare e ospitare all’interno della galleria di Strada Maggiore 29.
Larry Fink torna a Bologna a distanza di un anno per lavorare a un progetto work in progress e, proprio in questa occasione, fa di Spazio Labo’ il suo laboratorio personale, una residenza artistica che unisce una mostra inedita dedicata alle Women’s March viste da Fink e la possibilità di vederlo all’opera, con immagini nuove scattate durante il soggiorno bolognese.
Fink ha seguito le marce delle donne a Washington nel 2017 e a New York nel 2018 con la curiosità che caratterizza ogni sua immagine. Quello che vediamo non è la cronaca di uno dei fenomeni di protesta più significativi degli ultimi anni, è “la versione di Larry”, la messa in pratica dell’arte dell’improvvisazione visiva, un tentativo di comprendere l’altro e di esprimerlo nei confini di una fotografia. Una buona pratica che Larry applica in ogni circostanza ma che qui risulta ancora più coerente proprio per le motivazioni che hanno dato origine alle marce, un desiderio di riconoscimento e di uguaglianza, la volontà di essere viste.
A queste immagini, si affiancheranno gli scatti che Fink produrrà durante la residenza bolognese, incursioni nella vita cittadina che verranno esposti all’interno della galleria di Spazio Labo’, un progetto in fieri destinato a mutare ed evolversi per tutta la durata del soggiorno di Larry Fink a Bologna (2-22 maggio), un’occasione unica per vedere all’opera un grande maestro della fotografia americana contemporanea.
Larry Fink sarà ospite di Spazio Labo’ in occasione dell’inaugurazione e, nei tre giorni seguenti, terrà il workshop “The Intuition of Empathy”.
Dal 10 al 22 maggio, seguendo l’hashtag #larryfinknow, si potrà rimanere aggiornati in tempo reale sulla residenza in corso di Fink e sulle nuove stampe che di volta in volta verranno prodotte, in collaborazione con Fina Estampa, e che andranno a confluire nella mostra allestita in galleria, in una parete dedicata al lavoro in progress su Bologna.
And we march on
21 gennaio 2017: oltre cinque milioni di persone si ritrovano a manifestare marciando per le strade di centinaia di città degli Stati Uniti e di decine di altre del mondo, unite dal desiderio di far sentire la loro voce a un giorno esatto dall’elezione del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, Mr Donald Trump.
Un movimento popolare, nato sotto la spinta dell’indignazione femminile e arricchitosi via via della partecipazione di un numero sempre maggiore di persone di ogni tipo, non solo donne ma anche uomini e persone di genere non-binario, giovani e anziani, di diverse fedi, diversamente abili, immigrati e locali.
Un fiume di persone che scendono in strada perché preoccupate per le politiche annunciate dal neo inquilino della Casa Bianca in campagna elettorale e per le sue contestate esternazioni in tema di diritti civili, minoranze, disuguaglianze economiche e problematiche ambientali, che rischiano di minare gli standard morali e culturali del paese.
Larry Fink, fotografo statunitense classe 1941, quel giorno si trova a Washington D.C., epicentro di tutto il movimento di protesta con la “Women’s March on Washington”, accompagnato dalla sua inseparabile macchina fotografica.
È lì per partecipare, per una condivisione di vedute e intenti con i manifestanti, per dire la sua.
Ma la voce di Fink è particolare, è una voce che parla attraverso quel dispositivo ottico che congela la realtà, testimoniandola ma al tempo stesso commentandola, per via del fondamentale ritaglio che ne fa lo sguardo di chi si pone dietro il suo occhio meccanico.
Il Larry Fink uomo che appoggia le motivazioni dei manifestanti coincide con il Larry Fink fotografo che empaticamente traduce in immagini l’anima – umana e politica – della prima marcia su Washington del 2017 e di quella commemorativa su New York dell’anno dopo.
Larry Fink è stato per decenni un attento osservatore della realtà del suo paese, trovandosi perfettamente a suo agio con una quantità di soggetti non convenzionali per varietà e tipologia, e mantenendo ogni volta una coerenza di visione e approccio con cui ha creato e modellato uno stile inconfondibile. Dietro a ogni fotografia di Fink c’è un fondamentale e spasmodico interesse per l’umanità, un’innata identificazione con ogni emozione che trapela dai soggetti ritratti. Le persone, i loro modi di vivere, i loro desideri, le loro relazioni e le loro contraddizioni, sono sicuramente al centro della riflessione visiva di Fink. Tanto quanto, se non addirittura di più, lo sono la vita sociale e civile, l’essere umano in quanto “animale politico”.
I cambiamenti avvenuti nella vita politica e sociale degli Stati Uniti nell’ultimo anno e mezzo non potevano passare inosservati all’occhio del fotografo americano, che non ha potuto esimersi dall’andare a puntare il suo sguardo indagatore su uno dei fenomeni di indignazione collettiva più importanti della recente storia statunitense.
Guardando le fotografie di Fink delle Women’s March è come se fossimo immersi in un flusso continuo di visi, sguardi ed emozioni che ci fanno entrare in relazione con ognuno degli individui ritratti. L’espressività degli occhi, la tensione dei muscoli, la gestualità o la mera presenza fisica ci rendono partecipi del loro stato d’animo, del loro comune sentire. Scorrendo i loro volti udiamo il suono delle loro voci, sentiamo il freddo dell’inverno nordamericano sulla loro pelle.
Lo sguardo del fotografo è solidale, complice, partecipe. E così il nostro.
L’urgenza che lo muove è la stessa che ha mosso le migliaia di persone che manifestano, incredule e indignate, perché qualcosa è cambiato o sta per cambiare nelle loro vite.
Un importante senso di perdita ha fatto sì che il movimento nascesse e si allargasse dagli Stati Uniti a tutto il mondo. Perdita di ciò che si era dato per scontato sino a poco tempo prima: di vivere in un paese democratico con un sistema di valori condiviso e condivisibile, non certo ideale, ma in grado di risultare accettabile e plausibile. Con l’elezione del nuovo presidente, la maggior parte degli standard di ciò che era considerato accettabile e ciò che non lo era è stata rovesciata, capovolta e orientata verso il basso, un ribaltamento talmente profondo che non si poteva accettarlo senza reagire.
Al di là di qualsivoglia approccio ideologico o spirito di appartenenza, le persone incontrate e fotografate da Fink hanno in comune due sentimenti portanti: la rabbia e la speranza.
Le Women’s March hanno messo in piedi la più significativa dimostrazione di indignazione democratica degli ultimi decenni, un movimento pacifico, per quanto arrabbiato, con un solo messaggio: manteniamo la speranza.
Occuparsi della speranza, prendersene cura, e attraverso essa dare significato alla propria presenza, in un momento storico cruciale per il proprio paese e il mondo intero.
Le Women’s March fotografate da Fink sono un vero e proprio love affair con la speranza e con coloro che non hanno paura di sperare.
E lui, come sempre, instancabile osservatore della vita, ci ha messo il cuore in mezzo.
E una grande consapevolezza, umana e politica: che l’unica cosa che conta è che si continui a marciare.
Laura De Marco
LARRY FINK
LARRY FINK: NOW!
10.05 – 22.06.2018
Inaugurazione mostra:
giovedì 10.05.2018 h. 19.
ingresso libero
Orari apertura mostra dal 14 maggio:
lunedì-venerdì, h. 15-19
ingresso libero
Spazio Labo’ | Photography
Strada Maggiore 29, Bologna
Campanello Spazio Labo’ | cortile interno
info@spaziolabo.it | press@spaziolabo.it | 3283383634
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